Lee - Club dei NatiScalzi

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Harper Lee

Impressioni suscitate dalla lettura di:
da "Il buio oltre la siepe"  

 
In una cittadina del “profondo” Sud degli Stati Uniti l’onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d’ufficio di un nero accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrare l’innocenza, ma il nero sarà ugualmente condannato a morte.La vicenda, che è solo l’episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell’infanzia che è un po’ di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte, in pagine di grande rigore stilistico e condotte con bravura eccezionale.

Harper Lee è nata a Monroeville nell’Alabama nel 1926. Studiò legge e poi si impiegò a New York presso una compagnia aerea. Amica di Truman Capote da quando aveva tre anni, fu consigliata da lui a mettere per iscritto i racconti che lei gli andava facendo della propria infanzia. Un giorno, abbandonò l’impiego per scrivere il suo libro: nacque così “Il buio oltre la siepe” che le valse un immediato e strepitoso successo di pubblico e il premio Pulitzer 1960

Pag. 13:
...e la domenica era proprio la giornata in cui avvenivano le visite ufficiali: le signore mettevano il busto, gli uomini la giacca e i bambini le scarpe.

Pag.170
“Non lo toccare!” gridai, sferrandogli un calcio. Ero a piedi nudi, e rimasi sorpresa nel veder l’uomo tirarsi indietro con una smorfia di dolore. Volevo dargli un calcio in uno stinco, ma avevo mirato troppo in alto.

Pag. 280-281
Le signorine Tutti e Frutti (i loro veri nomi erano Sarah e Frances) a parte le loro caratteristiche abitudini yankees, erano entrambe sorde. Miss Tutti non lo voleva riconoscere, e viveva in un mondo di silenzio, ma miss Frutti, che non voleva perder nulla di ciò che offre la vita, usava un cornetto acustico cosi enorme che Jem affermava che era un altoparlante preso dal cane della Voce del Padrone.

Con questo antefatto e la vigilia di Ognissanti in vista, alcuni ragazzi discoli avevano atteso che le signorine Barber si fossero ben bene addormentate, si erano introdotti a passi felpati nella loro stanza di soggiorno, (solamente i Radley si chiudevano in casa, la notte), ne erano usciti di soppiatto portandone via fino all’ultima suppellettile e avevano nascosto il tutto in cantina. lo nego di aver preso parte a quella spedizione.

“Li ho sentiti!...” fu il grido che svegliò il vicinato delle signorine Barber all’alba, la mattina dopo. “ Li ho sentiti che accostavano un autocarro fino alla porta. Li ho sentiti camminare pesantemente su e giu, che parevan cavalli: saranno a New Orleans, a quest’ora!...

” Miss Tutti era sicura che a rubare la loro mobilia fossero stati quei commessi viaggiatori che vendevan pellicce, passati per la città due giorni prima. “Scuri di pelle, erano,” disse. “Siriani!...”

Fu chiamato il signor Heck Tate. Egii esaminò la zona e disse che credeva che la cosa fosse opera di ladri locali. Miss Frutti disse che avrebbe riconosciuto tra mille una voce di Maycomb e che non eran di Maycomb le voci che aveva udite in quel salotto, la sera prima: erano voci che arrotavano la r per tutta la casa, ecco che voci erano! Mlss Tutti insiste a dire che l’unico sistema per ritrovare la loro mobilia era di usare i cani poliziotti, e Heck Tate fu costretto a far dieci miglia di strada per radunare tutti i segugi del canile della contea e metterli sulle tracce dei malfattori.

Il signor Tate li fece partire dagli scalini davanti alla casa delle Barber, ma i cani fecero di corsa il giro della casa, mettendosi ad abbaiare disperatamente alla porta della cantina. Quando il signor Tate li ebbe visti ripetere il giro tre volte, indovinò la verità. A mezzogiorno non si vedeva piu un bambino a piedi nudi in tutta Maycomb, e nessun bambino si tolse piu le scarpe finché i segugi non vennero restituiti ai loro padroni.
 
Pag. 290-302
Cominciammo ad attraversare il campo da gioco della scuola, sforzando gli occhi per vedere dove mettevamo i piedi. “Jem,” dissi, “ho dimenticato le scarpe: son rimaste dietro le quinte!”

...Sentii la sabbia diventar fresca sotto i nostri piedi e capii che eravamo vicini alla grande quercia. Jem mi premette la testa. Ci fermammo ad ascoltare.
...
“Sissignore. Quando arrivammo sotto l’albero...”

“Come facevi’ a sapere che eravate sotto l’albero, se non ci vedevate a un palmo dal naso?”

“Ero a piedi nudi e Jem dice che la terra è sempre piu fresca, sotto un albero.”
“Quello lì bisogna nominarlo vice-sceriffo!... Va’ avanti.”... 
 
Nota finale: nell’ottimo film omonimo di Robert Mulligan con Gregory Peck, realizzato nel 1962, i bambini sono sempre con le scarpe, meno (se ricordo bene) nella scena dell’aggressione a Scout di ritorno dalla recita scolastica. L’eliminazione di ogni accenno allo scalzismo dei bambini è tipico di quegli anni in cui si propagandava uno stile di vita artificiale e calzato, quell’american way of life che sarebbe finita tragicamente l’anno successivo a Dallas.

 




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